LE   MOTOZATTERE   DELLA   REGIA   MARINA   ALL' 8   SETTEMBRE   1943 
 
                                               ALMERICO      R  I  C  C  I  O
 
      Agli inizi del 1942 si profilò per l'Italia in guerra la necessità di occupare l'isola di Malta,che all'epoca costituiva una grave minaccia per le Unità Navali addette ai rifornimenti delle nostre truppe combattenti in A.S. con conseguenti gravi perdite.
     Venne cosi organizzata una Operazione denominata "C3"e che, fra le altre componenti, prevedeva la costruzione di 100 bette da trasporto costruite su progetto tedesco. Fu ordinato un primo lotto di 65 imbarcazioni (successivamente altre 35 per un totale di 100) ai vari Cantieri Navali sparsi per la Penisola e che presero il nome di Motozattere siglate con i numeri da 701 a salire (MZ 702 - 703 ecc.).
    Le caratteristiche di queste imbarcazioni,leggermente modificate in meglio rispetto al progetto originario tedesco erano le seguenti:
MZ 701-765 (1^serie) progetto tedesco 1941 (Marine Fahr Prahm=MFP)
MZ 766-800 (2^serie) idem con alcune varianti.
DISLOCAMENTO:
1^ serie: normale 174.0 tonn.;239.0 tonn.con 65 tonn di carico
                     2^ serie: normale 140.0 tonn.;278,5 tonn.con 65 tonn.di carico e 19 tonn.d'acqua nelle casse di  
                     zavorra;290,9 tonn.con 77,3 tonn.di zavorra o benzina nei DD.FF. e 19 tonn.d'acqua nelle casse
                     zavorra.
DIMENSIONI: 
1^ serie:  lung. f.t. mt. 47;  lung. tra p.p. mt. 39;
2^ serie:  lung. f.t. mt. 46,50;  lung. tra p.p. mt. 40,35
1^ e 2^ serie; larg. f.t. mt. 6,50; altezza di costruzione mt.2,30 al ponte,mt.4,15 alla tuga;immersione a pieno carico mt.0,95 a prora e mt. 1,4o a poppa.
APPARATO MOTORE:
3 motori Diesel o Breda modificati in marino,a 6 cilindri e da 150 HP ciascuno a 1300/1400 giri - potenza complessiva 450 HP
VELOCITA':
10/11 nodi (1^ serie 11.52 nodi alle prove con disl. 230 tonn.)
COMBUSTIBILE;
Dotazione massima 5200/5400 kg di gasolio
AUTONOMIA:
800 miglia a 11 nodi - 1450 miglia a 9 nodi.
ARMAMENTO:
1 cannone da 76/40 mm a.a e a.n. con 196 colpi di dotazione;2 mitragliere da 20/70 mm. OK,Scotti o IF su affusti a libero puntamento,con 2400 colpi di dotazione.
PROTEZIONE;
Corazzette in acciaio da mm. 20 in corrispondenza del locale motori,della plancia e del cannone.Paraschegge a intercapedine riempita di sabbia o cemento intorno alle mitragliere.
EQUIPAGGIO:
1 Ufficiale + 16/18  s.ufficiali e marinai.
CAPACITA' DI CARICO:
65 tonn. nella stiva di mc. 115.3; (carri armati,automezzi,fusti benzina { 450 a carico = a 90.000  lt.},200 uomini equipaggiati ecc.)
NOTA:
Nell'estate 1942 le MZ 764 e 765 vennero modificate per il trasporto di 4 carri ferroviari,con dislocamento a pieno carico di 254 tonn.
 
   Come è noto,a causa dei successivi eventi bellici,l'esigenza C3 venne a cadere per cui lo S.M. della Marina in sintonia con quello dell'Esercito penso'molto efficacemente,di impiegare tutti questi mezzi rimasti inattivi,come supporto ai rifornimenti per l'A.S.- Incomincio'cosi' un lungo ed estenuante lavoro per queste"barche" che a dire il vero si comportarono in maniera egregia.Le MMZZ partivano cariche dall'Italia e seguendo una rotta abbastanza sicura(Grecia Creta),arrivavano il Libia dove poi venivano impiegate per la distribuzione lungo la costa dei carichi che venivano prelevati dai porti di Tripoli,Bengasi,Tobruk ecc.
   Alla data dell'8 settembre,dopo infinite vicissitudini,le MMZZ superstiti erano ridotte a 12 unita'.
 
Perdute per offesa aerea              38
     "        "   azioni di sup.                  3
     "        "   mine                                 3
     "        "   naufragio o incaglio     11
     "        "   cause sconosc.              4          totale    59
Pronte ma mai entrate in servizio                               5
Perdute per avvenimenti armistizio                          24
Superstiti                                                                     12
                                                  Totale definitivo   100
 
Si consideri inoltre che le 12 "barche",non certo in buona efficienza,si trovavano sparpagliate in vari porti della Penisola e rimasero bloccate.Solo 3 intrapresero un lungo ed avventuro viaggio verso la Spagna. La MZ 780
al Comando dell'Asp.Guardiamarina Alfonso Fappiano fu internata a Porto Mahon (Baleari) ed altre due,la MZ 800 al Comando del Guardiamarina Fioravanti Tartuffo e la Mz 742 al Comando del Guardiamarina Giuseppe Protti furono internate a Barcellona.
 
   Di episodi di eroismo e senso del dovere nell'arco degli eventi bellici ce ne furono infiniti e penso che possono essere racchiusi nella prefazione del libro di Tullio Marcon "I MULI DEL MARE" che qui di seguito parzialmente trascrivo:
"Questo libro parla di Motozattere,piccole unità del naviglio ausiliario votate ad un compito oscuro e rischioso;cento barche senza nome con cui mille uomini,tra l'estate 1942 e l'armistizio,combatterono due guerre,l'una contro il nemico, l'altra contro il mare. Spesso fu questa la più dura.
Le avevano fatte per un unica missione,lo sbarco a Malta. Ma la sorte decise diversamente e le volle impegnate nei cicli operativi più aspri e sanguinosi del Mediterraneo, riassunti in tre scarne indicazioni geografiche: Africa Settentrionale, Canale di Sicilia , Stretto di Messina.
In quelle acque, sfidando campi minati, scogli, bombardamenti e burrasche, esse trasportarono con la costanza delle formiche i carichi più disparati per i fronti insaziabili: carburante, uomini, munizioni, "carne in piedi", carri armati, farina. Perciò le chiamarono alla fine "I MULI DEL MARE".
Ebbero equipaggi di gente dura, talora difficile, mai vile, spesso comandati da giovani freschi d'Accademia, usi a farsi uomini in fretta, vera aristocrazia del coraggio e del valore..."

 

 

MOTOZATTERE ALLE BALEARI  E A BARCELLONA

 

   Le motozattere MZ.778, al comando  del Guardiamarina Giuseppe Protti e la MZ.780, al comando del Guardiamarina Fioravanti Tartuffo, alle 18,30 del 12 settembre salparono dal porticciolo dell’isola della Capraia dirigendosi verso le Baleari.

    Non si volevano consegnare le navi agli “Alleati”, obbedendo agli ordini sciagurati del re, ma l’onor militare  imponeva di non consegnarle neanche ai tedeschi.

    Era già avvenuto che l’incrociatore “Attilio Regolo”, e i caccia torpediniere “Carabiniere”, “Fuciliere” e “Mitragliere” si erano fatti internare a Porto Mahon, nell’isola di Minorca. Vi erano giunte anche le due torpediniere “Impetuoso” e “Pegaso” che, avendo raccolto i naufraghi della “Roma”, li sbarcarono a Minorca  e quindi si autoaffondarono nel canale tra Minorca e Majorca.

   La radio ne aveva parlato; sembrò una soluzione onorevole, comandanti e marinai delle due motozattere scelsero di farsi internare in Spagna, pur dovendo affrontare le insidie del mare sempre molto agitato del golfo del Leone. Il mare grosso infatti costituiva un grave rischio per quelle navicelle a carena piatta e pianta rettangolare, assolutamente scarse di qualità nautiche, essendo state progettate esclusivamente come mezzi da sbarco.

   Tuttavia i due comandanti, col pieno consenso dell’equipaggio, decisero di affrontare il rischio e misero in rotta per Capo Corso, all’estremo nord della Corsica, riuscendo a doppiarlo nella notte e presero subito dopo la rotta delle Baleari.

   Nella mattinata del 13, come pure si era previsto,  dovettero affrontare i marosi di una forte libecciata; condizioni di mare e vento piuttosto pesanti, che purtroppo causarono infiltrazioni d’acqua nella MZ.778, obbligando l’equipaggio ad adoperare affannosamente le pompe a mano per esaurire l’allagamento della cala di sinistra, che aveva provocato lo sbandamento della motozattera. Fu necessario abbandonare la rotta per mettere la prua al vento e alle onde.

   Comunque, grazie all’abilità del giovane comandante ed all’abnegazione dell’equipaggio, che  dovette continuare a pompare, si riuscì in tempo ragionevole a riprendere la rotta.

   Alle 16 del 14 le due navicelle giunsero in vista di Minorca, sostando poi in un’insenatura dell’isola fino alle 22,00, ora in cui ripresero la navigazione dirigendosi a Barcellona, nel cui porto giunsero alle ore 17 del 15 settembre.

   Nel frattempo anche la MZ.780, al comando del Guardiamarina Alfonso Fappiani, era approdata nel porticciolo della Capraia per fare rifornimenti, ma riuscì ad ottener soltanto 100 litri d’acqua.

   Alcuni dell’equipaggio, quando seppero che si sarebbe dovuto affrontare il golfo del Leone, raccolsero gli zaini e sbarcarono.

   La situazione era confusa, vennero accettati a bordo altri ufficiali di marina, e si reclutarono volontari tra i marinai presenti nel porticciolo. Ma avendo un solo nocchiere, non si potevano stabilire dei turni alla ruota del timone. E l’identica situazione esisteva nelle macchine: un solo motorista. Inoltre i viveri scarseggiavano: solo 5 Kg. di galletta e 2 Kg. di pasta. Non fu possibile avere nulla di più. Ma non c’era più tempo. Alle 22 del 14 settembre anche la MZ.780 salpò in direzione di Capo Corso, superato il quale nella notte, diressero per le Baleari.

   Il giorno dopo, alle 12,32, avvistarono un battellino di salvataggio; avvicinatisi presero a bordo 7 naufraghi del Cacciatorpediniere Vivaldi, affondato il 9 settembre sulla costa occidentale della Sardegna, essendo stato comandato da Supermarina ad una inutile missione suicida.

   Per dare assistenza ai naufraghi disidratati da sei giorni di sole implacabile, si esaurì la riserva di acqua da bere.

   Alle  7,30 del 16 avvistarono Minorca, ma per noie ai motori e per il rinforzo contemporaneo del vento di levante, la motozattera cominciò a “ballare” notevolmente. Il motorista, sebbene coadiuvato da uno degli ufficiali imbarcati, non riusciva a riparare il motore centrale ostacolato per di più dal fumo, dal calore torrido e dal forte rollio, oltre che dalla fatica di tutte quelle ore di assistenza continua ai tre motori diesel del battello.

   L’atmosfera del locale motori era irrespirabile e l’ufficiale che era sceso a dare una mano ben presto dovette tornare in coperta; poco dopo anche il motorista, esausto, fu costretto a scampare da quell’inferno. Ma poi, ritornato ostinatamente al lavoro, svenne.

   E si bloccò pure il motore di dritta. Rimaneva ormai in moto soltanto il motore di sinistra, che già in partenza non rendeva molto, e che in quel momento critico non riusciva a superare le avverse condizioni del mare, cosicché il timone non governava più. La motozattera si traversò e cominciò ad andare alla deriva.

   Fu necessario fare segnali di soccorso con fuochi Very, senza purtroppo riuscire ad essere avvistati dalla costa.

   Alla fine il motorista rinvenne  e tornò al lavoro. Dopo breve tempo il motore centrale riprese finalmente a funzionare.

   Dalla relazione del Comandante Fappiani:

   « Riprendiamo il governo che risulta però difficilissimo. La terra si avvicina lentamente. Solo la sua vista regge il timoniere, ormai da 40 ore alla ruota. Alle 1400 si entra in porto a Mahon ».